Il 9 maggio il Lions Club Bologna ha partecipato all’Interclub promosso dal Bologna Irnerio ed al quale hanno partecipato anche i Clubs Bologna Casalecchio Guglielmo Marconi, Bologna Re Enzo e Castello di Serravalle Bononia. In una sala gremitissima dell’Hotel Royal Carlton il mattatore della serata è stato Antonio Caprarica, giornalista di grande fama, attualmente direttore della sede RAI di Londra, che ha presentato la sua ultima fatica letteraria: Oro, argento e birra, Le Olimpiadi Londra. I giochi di ieri e di oggi nel Paese che ha inventato lo sport.
  La serata ha goduto del brillante e dotto eloquio dell’autore che ha davvero incantato la platea con il suo intervento: in sostanza un esame parallelo del “fenomeno Olimpiade†e della società ad essa contemporanea, per farci riflettere, tra tanti godibili aneddoti ed approfondimenti storici, sul fatto che lo sport, ed in particolare la sua massima espressione Olimpica, altro non è che uno specchio dei tempi e che dietro miti ed epopee sportive in realtà si nascondono ben altre situazioni.
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  In questo senso davvero interessante l’angolo di visuale fornitoci su Dorando Pietri, l’atleta passato alla storia per il drammatico epilogo della maratona alle Olimpiadi di Londra del 1908: tagliò per primo il traguardo, sorretto dai giudici di gara che l’avevano soccorso dopo averlo visto barcollare più volte, stremato dalla fatica. A causa di quell’aiuto fu squalificato e perse la medaglia d’oro, ma le immagini e il racconto del suo arrivo, facendo il giro del mondo e superando la cronaca viva di quei giorni, lo hanno consegnato alla storia dell’atletica leggera.
  Nonostante quell’oro sia stato vinto dallo statunitense Johnny Hayes, il nome di Dorando Pietri richiama subito uno degli episodi più celebrati delle Olimpiadi. Il suo dramma commosse tutti gli spettatori dello stadio. Quasi a compensarlo della mancata medaglia olimpica, la regina Alessandra di Danimarca lo premiò con una coppa identica a quella del vincitore che recava l’incisione: To Pietri Dorando – In remembrance of the Marathon race from Windsor to the Stadium – July. 24. 1908 From Queen Alexandra.
  La lettura dell’episodio data da Caprarica, basata su riscontri di altri fatti storici dell’epoca, è originale e assai interessante: il pubblico inglese applaudì ed acclamò Pietri anche perché in quel momento stava sopraggiungendo lo statunitense Hayes, paese storicamente (e particolarmente in quel momento) con il quale non corre buon sangue…. Basti pensare che la delegazione USA, come ci ha riportato l’autore, alla sfilata inaugurale non abbassò la propria bandiera sfilando davanti al Re Enrico VII poiché mai la bandiera americana sarebbe stata abbassata davanti ad un Re, od alla sfida al tiro alla fune, allora regolare disciplina olimpica, persa dal fior fiore degli atleti statunitensi contro la squadra dei poliziotti di Liverpool che però calzavano pesanti stivali con borchie in metallo che, a differenza degli scarpini degli avversari, consentirono loro la vittoria in 8 secondi , nonostante le proteste degli sconfitti.
  Dunque l’Olimpiade, da quando (proprio nel 1908) si iniziò a partecipare sotto la bandiera delle rispettive nazioni, diventa anche (e in tanti casi soprattutto…) manifestazione di orgoglio nazionale e, come tale, dominante rispetto al fenomeno sportivo…. e da qui iniziano i guai per il vero sport!
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  Anche al giorno d’oggi l’Olimpiade sarà una occasione, si spera gioiosa in un momento così critico a livello mondiale, per esaminare aspetti sociali, politici e di costume: il 27 luglio 2012 si aprirà infatti a Londra la trentesima Olimpiade, la terza per la capitale britannica, per di più nel 60° anno del regno di Elisabetta II, la più longeva dei regnanti inglesi. Un’ottima occasione, secondo l’anglofilo Caprarica, per conoscere il «paradosso inglese», ovvero l’innata, irrefrenabile passione sportiva del popolo che ha inventato il cricket, il football, il tennis, il golf e il rugby, e che scommette su qualsiasi sfida… anche se sembra destinato a perdere ogni gara importante. Non è un caso perciò che le prime vere Olimpiadi moderne siano quelle londinesi del 1908 . E che le prime del dopoguerra, in un mondo distrutto dall’odio, si tengano ancora a Londra nel 1948, in uno spirito di austerità che aleggia anche quest’anno, dopo la catastrofe della finanza. Entrambe le edizioni dei Giochi sono ricchi di personaggi memorabili, trionfi e misfatti: nel libro, la cronaca di gloriose partite ed epiche prodezze dei campioni si intreccia ai gustosi ritratti dei protagonisti e al racconto delle tante curiosità e polemiche che costituiscono l’immancabile contorno delle manifestazioni mondiali. Nell’ultima parte del libro, si potranno seguire invece le trasformazioni avvenute a Londra per ospitare le sfide del 2012.
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BREVE BIOGRAFIA: Antonio Caprarica (Lecce, 1951), giornalista e scrittore, è stato commentatore politico dell’Unità e poi condirettore di Paese Sera. Tra il 1988 e il 2006 è stato successivamente a capo delle Sedi di Corrispondenza della RAI dal Medio Oriente, da Mosca, Londra e Parigi. Dopo tre anni a Roma come direttore di Radio Uno e dei Giornali Radio Rai, è tornato a dirigere la Sede RAI nell’amata Londra. Con Sperling & Kupfer ha pubblicato Dio ci salvi dagli inglesi… o no!? (2006, Premio Gaeta per la letteratura di viaggio), Com’ è dolce Parigi…o no!?(2007), Gli italiani la sanno lunga…o no!?(2008), Papaveri & papere (2009), I Granduchi di Soldonia (2009), C’era una volta in Italia (2010, Premio Fregene Speciale per il 150° dell’Unità ), e La classe non è acqua (2011). E’ vincitore di numerosi premi di giornalismo tra i più prestigiosi (Ischia, Fregene, Frajese, Val di Sole).